Comunisti Anarchici e Libertari in CGIL n. 34 Gennaio 2016 Proposta ai militanti della lotta di classe. Un unico obbiettivo, una sola grande battaglia. E' una semplice riflessione che può servire di collegamento sia per i militanti comunisti libertari sia con le altre opposizioni presenti nella CGIL così come con eventuali settori del Sindacalismo di Base. Nel corso di questi anni abbiamo con una certa continuità analizzato e documentato, in particolare nel nostro paese, lo sviluppo del conflitto sociale, i rapporti di forza fra le classi, le conseguenze e le ricadute inevitabili fra ciò e l'andamento generale delle stesse relazioni sociali ed individuali; cosìcome molte volte abbiamo scritto e verificato che a fronte della perdita di "potere" e di egemonia espressa dal movimento operaio organizzato si sia diffusa, in tutti gli ambiti sociali, una cultura sempre meno solidaristica e uno sviluppo di comportamenti e pratiche sempre più individualiste. E' evidente, almeno per noi, il collegamento fra l'andamento della lotta di classe, la sconfitta che il movimento operaio organizzato sta vivendo, con la totale assenza di vincoli solidaristici fra generazioni, fra i generi, financo il diffondersi, a livello dell'intera società e nei rapporti conviviali, di un certo stato d'animo generale sempre più malevolo. Così come, seppure fortunatamente non ancora maggioritario nell'opinione pubblica, il manifestarsi di una accentuata xenofobia con vere e proprie manifestazioni di razzismo, nei confronti degli emigranti e dei rifugiati politici. Per chi avesse la bontà e la voglia di seguire questa nostra traccia, che ha origini lontane e precise, senza voler qui sintetizzare i vari e periodici accadimenti che hanno testimoniato tale declino, indichiamo la lettura dei nostri attuali siti: Comunismo Libertario e Difesa Sindacale Dando,quindi, per acquisito che la "cifra" oggi della nostra classe, del movimento operaio, è la sua totaleframmentazione, la totale incapacità di incidere sulle realtà produttive e sociali, l'assoluta inerzia a fronte di una rinnovata capacità di protagonismo da parte padronale e governativa, che testimonia lavolontà, espressa per altro sempre più esplicitamente, di recuperare totale discrezionalità sulla forza lavoro (1) spostando l'orologio della storia agli albori del capitalismo, occorre risalire la china. Il protagonismo da parte delle nuove generazioni, storicamente sempre necessario per una reale trasformazione degli ambiti sociali, politici e culturali, è assente; sono, ahi loro, "affaccendate" a sopravvivere fra disoccupazione, lavori precari, temporanei, nuova emigrazione. Per chi come noi ancora si ostina ad essere partigiano della lotta di classe, seppur sconfitto ma senzaalcuna intenzione di ritirarsi a vita privata né di abiurare convincimenti che altresì ci appaiano ancorpiù necessari a fronte della barbarie che oggi il mondo capitalistico vive, esiste l'obbligo di tentare di creare e di fornire, ad eventuali altre generazioni che si affacceranno da protagoniste nel divenire sociale, un possibile terreno di iniziative e un crogiolo di idee su cui tentare di far riiniziare l'ascesa alla nostra classe.